L’amore e il bosone di Higgs

L’amore non ha massa eppure possiede energia.

G. F. Locatelli, Amorevole figlia

G. F. Locatelli, Amorevole figlia

Mi è capitato, e capita ancora, di ascoltare frasi del genere: “Dimostrami che mi ami!” oppure “Come fai a dire che ti ama? Dimostramelo!”

Molto tempo fa, nella logica ferrea di un bambino, questo tipo di affermazioni avevano creato nella mia testa un corto circuito. Guardavo i miei genitori, sapevo che mi amavano, o almeno me lo avevano confermato gli adulti circostanti. Io però non ne avevo nessuna prova certa. Com’era possibile dimostrare l’amore?

Nei gesti! L’amore si può comprendere nei gesti della persona amata. La mamma ti fa trovare la pastasciutta, i vestiti lavati e stirati, la mamma o il papà vanno a lavorare per portare a casa i soldi per mangiare.

Concorderete con me che è un ragionamento mediato, troppo complesso per un bambino. L’amore si può comprendere mediante i gesti certo, ma i gesti dell’amore sono di due tipi.

Quelli diretti e quelli indiretti.

Quelli indiretti sono per gli adulti, per una logica diversa, per chi legge tra le righe ciò che non è detto (una delle nostre capacità più incomprese). L’adulto interpreta continuamente e legge, anche se non vuole, sottotesti.

Quelli diretti sono quelli rivolti alla persona. La carezza sulla guancia guardandoti negli occhi; l’abbraccio forte stando lì corpo e anima e un tocco lieve per aiutarti a rialzarti. Questa è logica immediata e diretta, senza mediazione.

Mi accorgo, molte volte, di avvicinarmi con logica adulta a chi avrebbe bisogno solo della logica diretta dell’amore. Quella del bambino.

L’amore è come il bosone di Higgs, teoricamente ne possiamo parlare, ma ne vediamo solo l’energia.

Ognuno di noi è carico di energia a voi scegliere se accarezzare o stirare. Ma, se decidete di stirare, non lamentatevi se gli altri non han capito.

Matteo

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